Italian Network

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Syndication nazionale e prima pay tv italiana, nasce il 28 febbraio 1990 in via Pacini 94 a Bientina (Pisa) da un’idea di Paolo Tambini e Roberto Artigiani, la coppia che ha preso in gestione l’emittente Telemondo di proprietà di Piero Barbagli. Dalla rete viene lanciato uno dei primi tentativi di tv a pagamento a luci rosse e tramite una ventina di emittenti locali affiliate in circuito all’iniziativa trasmesso in tutta Italia. Il segnale codificato viene trasmesso con un sistema analogico visibile con un decoder, costruito dalla Watt Radio acquistabile dai telespettatori (solo maggiorenni) con la sottoscrizione di un abbonamento annuale da 250.000 lire. Alla vigilia del debutto sono già 70.000. La programmazione quotidiana dura 2 ore: dall’01.00 alle 03.00. La tv “tutto il sesso minuto per minuto” ha per logo il disegno di una donna nuda tutta curve e raffigurata di spalle, con le ali ed una chiave in mano (ovvero la chiave che accende il decodificatore). Nel palinsesto della prima giornata di trasmissione: “Sessuologia ricerca e indagine” della dottoressa Patrizia Raminghi, “Interviste del cavolo” del cabarettista fiorentino Gianni Giannini, “Donne e motori”, le televendite di Gianfranco Guarnieri, “Fotografando” semi spogliarello, “Profumo d’amore” le lettere con Anna Faruky, “Sette programmi per sette seghe” con Gianni Giannini, “Playing: maliziosamente in gioco” per coppie , 01.45 film: “Alice’s moments”. Dura come una chimera. Contrastata e bersagliata chiude nel giro di pochi mesi quando Alfonso Cassin, presidente della Pay-tv nonché titolare della Piemonte elettronica di Torino che ha brevettato il decodificatore dichiara che gli impianti di Telemondo non sono idonei ad una corretta trasmissione del segnale e che i programmi saranno comunque portati a compimento entro trenta o sessanta giorni, magari partendo da una televisione più attrezzata come Rete 7 Piemonte. Ma la verità è un’ altra secondo Roberto Artigiani e Paolo Tambini rispettivamente direttore e amministratore delegato della pay-tv di cui detengono il 40 per cento delle azioni, il vero motivo è che l’ apparecchio che in studio annulla il segnale non lo oscura bene tanto che la trasmissione rimane visibile dai comuni televisori anche dai ragazzini tanto da andare tutti in galera. La coppia da immediatamente le dimissioni dalla pay-tv. Per il presidente nessun decodificatore è stato consegnato. Nessuno, neppure i soci, hanno potuto vedere. Tutti quelli che hanno mandato le centomila di anticipo e che lo richiederanno saranno rimborsati.

Un ringraziamento a Bruno Rescifina per averci inviato il logo dell’emittente.

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